L’intelligenza, qualunque sia il significato che le diamo, è soggetta ad essere “orientata, educata e potenziata” e soprattutto non è data dalla somma delle singole competenze, ma dalla capacità di autodeterminazione dell’individuo, dalla sua capacità di comprendere/interagire in modo consapevole con il contesto.

[Nicola Cuomo]

Fondazione Condivivere e Cooperativa Sì,si può fare si avvalgono della Metodologia Emozione di conoscere e del Modello Empatico-Relazionale nati dagli studi e dalle ricerche del prof. Nicola Cuomo e portati avanti dall’Associazione AEMOCON.

Secondo questi riferimenti scientifici cerchiamo di contrastare una visione difettologica della persona, che mira a valutare a “tavolino” i suoi pre-requisiti e conseguentemente decidere a quali esperienze, contesti, occasioni – già preorganizzate – possa accedere.

Al contrario, partiamo dal presupposto che la possibilità di sostenere gli apprendimenti e di maturare consapevolezza e autodeterminazione risieda, per tutti, nella possibilità di vivere esperienze, incontrare problemi, avere delle necessità e uno scopo a cui tendere, scoprire un proprio ruolo ed intessere relazioni con gli altri.

Lo stesso deve valere anche per la persona con deficit per cui è fondamentale progettare e pensare occasioni di vita, che più difficilmente si presenterebbero spontaneamente, studiando e sperimentando adeguati supporti personalizzati (strategie e strumenti mediatori) per consentirle di accedere al mondo di tutti, e consentire agli altri (colleghi, amici, vicini, compagni) di comprenderla e interagire adeguatamente.

Si coltiva così, giorno dopo giorno, quell’emozione di conoscere, di attivarsi, di crescere e desiderare di diventare adulti, fino a volersi emancipare dalla famiglia.

Tutto il sapere deriva da una domanda. E una domanda deriva dall’essere in cerca di qualcosa. Dunque all’essenza del vivere c’è il coraggio di muoversi, di gettarsi nelle cose e di farlo nonostante i dubbi. Per fortuna nessuno si getta da solo…[B. Lotto – neuroscienziato]

All’interno di tale approccio ogni persona, al di là del suo deficit, è vista come capace di imparare ed evolversi permanentemente per tutto l’arco dell’esistenza, in quanto inserita in un percorso ricco di occasioni ed opportunità. 

Gli obiettivi del processo formativo non sono dunque finalizzati solamente a far acquisire autonomie intese come corrette esecuzioni di performance, apprese tramite numerosi esercizi, ma quel che si vuol raggiungere è “imparare ad essere autonomi”, nel senso di essere “capaci di governarsi da sè, sulla base di un’autentica intenzionalità originale”, in una condizione di “non dipendenza da altri” cioè di “indipendenza”.

In tal senso, risulta di fondamentale importanza non solo il fatto di poter/saper svolgere un’azione da soli, ad esempio preparare un caffè, ma sentire le necessità, il bisogno che deriva da quell’azione, avere la capacità di decidere quando quell’azione serve, come attrezzarmi se non ho la possibilità di fare da solo o a chi eventualmente chiedere aiuto. Ciò che conta è agire in modo consapevole e responsabile, come ad esempio decidere con adeguatezza se e quando fare il caffè, oppure poter decidere di andare al bar in quanto è nei miei desideri e valutare di avere i soldi per farlo, oppure come risposta all’imprevisto della caffettiera rotta o della mancanza dell’ingrediente principale.

La Metodologia per punti chiave:

  • intelligenza: ogni persona è in grado potenzialmente di fornire una risposta originale al contesto. L’emergere di questa intelligenza orginale dipende (sta nelle mani) del contesto (educatori, famiglia, scuola), pertanto il contesto può inibirla oppure sostenerla e potenziarla. L’educare ad un coinvolgimento attivo consente di far emergere e sviluppare nella persona un suo originale pensiero.
  • la persona con deficit non è un peso a cui dare risposte assistenziali (il disabile da accudire e da proteggere), ma è portatrice di risorse che vanno scoperte e potenziate. Il contesto, chi progetta itinerari educativi e formativi, è responsabile di questo processo di scoperta; la famiglia stessa va sostenuta in questo processo di scoperta di risorse e di originalità.
  • emozione di conoscere: intesa come quell’energia che caratterizza l’essere umano e che gli consente di superare gli ostacoli che l’apprendere e il divenire adulti propongono. Fondamentale è quindi porre l’accento sul “viaggio”, sul percorso di vita, non tanto il dove si arriva. Non si sa dove si arriva, noi tendiamo al massimo sviluppo dei potenziali, convinti che lo sviluppo duri tutta la vita.
  • libertà: “il potere di determinare da soli il corso dei nostri destini”. Per LIBERTA’ non si intende il valore assoluto del “fare ciò che voglio” ( o di poter fare tutto da soli), ma la progressiva presa di coscienza delle proprie limitazioni (anche sociali), sia come accrescimento continuo delle personali capacità. Educare alla libertà presuppone un accompagnare con autorevolezza verso una progressiva acquisizione di una sempre più responsabile “autodisciplina” (P: Bertolini). Significa promuovere intenzionalità, capacità e possibilità di scelta, autodeterminazione.
  • futuro: anche per la persona con deficit, così come per ciascuno di noi, non ci deve essere un futuro già segnato, già pensato da qualcun altro per lei, ma la possibilità di disegnare futuri possibili che si disegnano durante il suo personale e orginale pecorso di crescita, storia di vita.

 

Qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro, sei autorizzato, e direi incoraggiato, a sottoporla ad un continuo esame, pronto a cambiarla, se non risponde più ai tuoi desideri (R.L. Montalcini)